CI VORREBBE UN PENSIERO

La logica binaria del mondo digitale ha contagiato tutti noi e ci ha resi molto più fragili di fronte alle difficoltà e meno capaci di gestire conflitti. Nel mondo digitale il conflitto è trasformato in linguaggio binario e, se questo non accade, il sistema va in crash, si blocca tutto.

Ho la sensazione che questo processo abbia ormai conquistato le nostre vite e che siamo sempre meno capaci di cogliere le possibili sfumature e apprezzarne la ricchezza, che va oltre il limite del bianco e nero a cui tutto sembra dover essere ridotto.

Stare di qua o stare di là, non c’è alternativa, anche se la vita è molto più articolata e sfumata, complicata, se volete, rispetto alla sua rappresentazione digitale.

Anche le tecnologie informatiche stanno tentando di superare i limiti della binarietà e, per sviluppare nuove potenze di calcolo, si stanno affidando ai computer quantistici, dove i bit del codice binario, 1 o 0, vengono superati dai “qubit”, che possono essere in entrambi gli stati contemporaneamente.Più confusione? Non necessariamente.

Si tratta piuttosto di andare oltre la contrapposizione per riconoscere come le nostre idee non siano spesso sufficienti ad esaurire la realtà e come dal confronto, dalla relazione, possa sempre nascere qualcosa di nuovo che non appartiene a qualcuno, ma è espressione di tutti.

Toccherà poi a qualcuno, scelto dagli elettori, gestirlo per quel periodo di tempo, ma rimarrà patrimonio comune.

Perché questo accada, soprattutto in politica, ci vogliono idee, non certezze ideologiche da vendere al mercato del consenso.

Ci vorrebbe un pensiero in un tempo in cui non si vuole fare la fatica di pensare o, forse, si ha paura di pensare e di far pensare.

La politica non può essere solo organizzazione, è prima di tutto pensiero, che deve andare oltre la logica binaria.

Fabio Pizzul, capo gruppo PD Regione Lombardia

 

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