NEROPESTO, L’OMBRETTO 2 IN 1 DELLA VIOLENZ

Recitava così una pagina della Pubblicità Regresso che le Acli crearono una decina di anni fa contro la violenza domestica sulle donne.

L’immagine ritrae un volto bellissimo di donna, di quelli che si incontrano su ogni rivista, ma l’ombretto sul suo occhio è il segno evidente di una violenza subita.

Ogni donna, recitava la pubblicità, merita attenzioni particolari che lascino il segno. Per essere davvero come piace a lui passa a Nero pesto 2 in 1, il nuovissimo ombretto che dura a lungo e dona ai tuoi occhi il glamour del nero e un tocco di viola fashion.

L’obiettivo delle Acli con la Pubblicità Regresso era richiamare l’attenzione dei lettori e dell’opinione pubblica sulla violenza di genere in particolare sulla violenza domestica.

Da allora poco sembra essere cambiato, anzi nei mesi della pandemia si è visto un deciso aumento: le donne si sono trovate esposte alla violenza domestica senza molta via d’uscita. Secondo i dati del Viminale, non solo i reati cosiddetti minori quali minacce, lesioni e percosse sono aumentati, ma sono triplicati gli omicidi di donne in ambito familiare-affettivo.

Ancor di più oggi è necessario allora testimoniare in ogni luogo e ambito possibile la condanna e l’isolamento di ogni comportamento e di ogni accondiscendenza o giustificazionismo.

Sappiamo che diversi sono i ruoli e responsabilità sul piano politico e su quello sociale e culturale per eliminare dalla nostra vita la piaga della violenza contro le donne, ma credo che ci sia un’azione concreta che tutti possiamo intraprendere: lavorare sui nostri modi di parlare spesso fondati sui pregiudizi che possono diventare modi di pensare e che possono poi alimentare comportamenti aggressivi e violenti verso le donne.

Spesso dimentichiamo che la violenza nelle sue molteplici declinazioni (fisica, psicologica, economica, sessuale, emotiva) trova il suo fondamento in un clima culturale che ne alimenta lo sviluppo. 

In questo quadro il linguaggio, mai neutro rispetto al genere, ha un ruolo fondamentale.

Purtroppo dopo una violenza sono in tanti a pensare che la vittima “se l’è cercata”, che “si stava divertendo anch’ella”, o che “se non ha denunciato subito c’è qualcosa sotto”. Sono linguaggi e idee che trovano ancora oggi terreno fertile e stigmatizzano i comportamenti della vittima, facendola apparire concausa della violenza.

La violenza contenuta in queste nostre parole è una delle forme peggiori di aggressione ed è spesso ben radicata e legittimata socialmente. Il linguaggio che usiamo veicola non solo significati, ma anche valori e giudizi culturali che spesso possono rafforzare gli stereotipi e giustificano comportamenti aggressivi.

Partiamo da qui, rieducando il nostro linguaggio al rispetto, al reciproco rispetto fra uomini e donne, alla ricchezza interiore, alla ricchezza dei generi.

Le donne e gli uomini del terzo millennio sono chiamati ad esserne consapevoli del cambiamento culturale nell’affrontare il tema della violenza contro le donne, un tema cruciale di cui le donne e soprattutto gli uomini si devono far carico.

Angelo Stucchi, Sindaco di Gorgonzola

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *