RIPRESA E SVILUPPO, LE SFIDE PER LA CITTA’ METROPOLITANA CON LE PROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE

La costituzione dell’ente Città Metropolitana resta, ancora oggi, uno degli incompiuti istituzionali dei nostri anni di governo, perché si misura con un quadro di poteri conferiti dalla legislazione troppo lacunoso. 

La Grande Milano, come è anche detta, è un territorio innervato di opportunità di sviluppo, che ha tutte le carte in regola per essere motore propulsivo e di slancio per il resto del Paese.

Per popolazione, per caratteristiche viabilistiche e infrastrutturali, per forza del tessuto economico è di fatto l’unica vera area metropolitana d’Italia che può competere con le altre più grandi d’Europa, Londra, Parigi, Berlino. 

Alcuni primi buoni passi sono stati fatti ma, ancora non basta. Penso all’introduzione del biglietto unico integrato e al progetto Smart Land, col quale 14 comuni del Sud Est si sono uniti per realizzare, fra le altre cose, la rivoluzione verde e ridurre il traffico entro il 2027. 

Dobbiamo impegnarci, da una parte a cambiare la normativa attuale, dall’altra a realizzare finalmente politiche di respiro metropolitano tramite una maggiore sinergia fra i Comuni, e far sì che la nostra città metropolitana abbia un ruolo da protagonista, per incidere di più e meglio sui temi della mobilità, del lavoro, dell’innovazione, della transizione ecologica e digitale.

L’economia circolare è la chiave dello sviluppo dei territori e solo una visione su area vasta può permetterci di confrontarci con le più avanzate economie globali.

E oggi, dopo l’impegno e gli sforzi portati avanti sul tema dei trasporti, molto va fatto sulle politiche del lavoro, della formazione e dell’abitare. 

Oggi la Città Metropolitana, dopo essere nata dal punto di vista istituzionale, deve svilupparsi con maggiore vigore dal punto di vista politico, economico e sociale. 

Una svolta, questa, che ha l’occasione di compiersi adesso in questo particolare momento storico che coincide con le prossimi elezioni amministrative. 

Oggi gli effetti della crisi tutt’ora in corso ci interrogano su quale siano gli orientamenti, le politiche e i programmi per far ripartire il ciclo espansivo che aveva avviato in modo particolare Expo 2015.

Sappiamo bene come la pandemia abbia accelerato processi già in corso, come l’aumento del divario socio-economico, la precarietà e gli squilibri territoriali fra il centro e le periferie. In questo scenario l’azione deve essere diretta essenzialmente in due direzioni.

Da una parte irrobustire il protagonismo milanese sulla scena nazionale ed europea, dall’altra ricostruire e rinsaldare alleanze più orizzontali, di scala appunto metropolitana, rivolte a politiche di sviluppo e ampliamento della base occupazionale, fondate su investimenti finalizzati a generare beni e servizi collettivi sulle questioni dell’innovazione, della sostenibilità e dell’equità sociale. 

Ogni politica e ogni progetto devono essere pensati in rapporto al contesto della Grande Milano, se vogliamo effetti e vantaggi che siano in ottica metropolitana.

E la stessa prospettiva va applicata all’enorme opportunità del Recovery Plan.

Attualmente Milano Metropolitana ha consegnato ad Anci 34 progetti che valgono 4,5 miliardi di euro per infrastrutture, mobilità, ambiente, patrimonio edilizio esistente, politiche attive del lavoro, turismo. 

Ecco, la sfida più grande oggi è essere all’altezza di questi progetti per realizzare finalmente in modo compiuto l’ente Città Metropolitana.

Per questo le elezioni che abbiamo davanti ci devono riguardare tutti, nelle proposte e nei progetti.

Non rassegnandosi allo status quo, come l’Adda Martesana sta dimostrando con l’ambizioso progetto sul lavoro, ma rilanciando.

 

Silvia Roggiani, segretaria PD federazione Milano Metropolitana

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