Lavoro da anni come insegnante scuola dell’infanzia. Nel 2019 insegnavo in una scuola dell’hinterland milanese e un giorno di fine febbraio, mentre facevo lezione, arrivò la notizia che dal lunedì successivo le scuole sarebbero rimaste chiuse “causa Covid”.
Siamo rimaste tutte senza parole, un fulmine a ciel sereno.
Il primo pensiero è andato ai bambini; come la prenderanno, cosa faranno a casa, quando torneremo a scuola. Il secondo pensiero è andato ai genitori, come si organizzeranno visto che la scuola sarà chiusa. Il terzo pensiero è andato a me, alla mia famiglia, ai colleghi, al lavoro…..
Nessuno di noi era preparato ad una “pandemia”, quasi non ne conoscevamo nemmeno il significato vero. Forti emozioni hanno iniziato a pervaderci; paura, tristezza, rabbia, smarrimento, nessuno sapeva cosa sarebbe successo, nessuno sapeva come sarebbe finita.
Abbiamo subito iniziato a pensare a come far ripartire “ la macchina della scuola”; riunioni online, programmazioni di attività a distanza. All’inizio il timore e la paura di come programmare, cosa riuscire a fare a distanza, gli incontri con i bambini via web, le loro domande, le risposte, i genitori, le loro ansie. Insieme ai colleghi abbiamo lavorato tutti i giorni, weekend compresi, non c’erano giorni, non c’erano orari. Abbiamo iniziato così gli incontri di DAD, didattica a distanza.
Dopo qualche settimana ci siamo rivisti attraverso uno schermo; i loro visini sorridenti, le facce sorprese nel rivedere gli amici, le maestre. All’inizio una chiacchierata, ci raccontavamo quello che facevamo a casa, come stavano, le paure dei genitori, poi iniziava l’attività: indovinelli, cucina, letture, arte….Da febbraio a giugno abbiamo organizzato attività con materiale che i genitori potevano facilmente reperire in casa per non creare ulteriori problemi e ansie. Non è stato facile, non lo è stato per noi, non lo è stato per i bambini e non lo è stato per le famiglie. Purtroppo questa pandemia ha minato la stabilità di ognuno di noi e chissà ancora per quanto tempo sarà così.
Dovremo abituarci a scambiare tempo in cambio di sicurezza? Ad anteporre il binomio diffidenza-distanza alle abitudini post-globalizzazione? A convivere per sempre con guanti e mascherine? Stiamo diventando più fragili o più forti? Purtroppo noi esseri umani non siamo in grado di prevedere il futuro, ma sappiamo che è importante non perdere la fiducia nell’altro, perché non possiamo fare a meno delle relazioni, perché ci siamo resi consapevoli del nostro forte bisogno degli altri.
Annalisa Piemontese, insegnante scuola dell’infanzia Melzo