I LIMITI DI REGIONE LOMBARDIA E IL VALORE AGGIUNTO DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI

La diffusione del Covid19 ha portato alla luce le maggiori difficoltà legate alla sanità in Regione Lombardia e alle criticità insite nella LR 23/2015.

La pandemia ha chiamato le Amministrazioni locali a rispondere nell’immediato in tre direzioni diverse: alle normative nazionali emergenziali, conseguentemente a quelle regionali e in ultimo ai cittadini. Volutamente poste in questo ordine perché credo si debba dare senso alle cose fatte, ai percorsi intrapresi e alla capacità dimostrata di riuscire a soddisfare la straordinarietà della situazione mantenendo sempre l’occhio centrato sui cittadini.

Nel ruolo di sindaco e di presidente della conferenza dei sindaci di ATS Milano-Città Metropolitana provo a leggere in positivo ciò che è accaduto provando a dare degli indirizzi rispetto a come potremmo ripensare e chiedere che sia la sanità nella nostra Regione.

Riconoscere l’importanza del territorio e delle Amministrazioni locali significa ridare valore ai diversi ruoli che ognuno ricopre all’interno dei proprio Ente.

Le Amministrazioni locali hanno dovuto far fronte ad un’emergenza che non è stata e – purtroppo – non è solo sanitaria. Il Covid ha piegato le nostre città su tutti i fronti: la socialità in primis, l’economia, l’accompagnamento didattico e il ruolo della scuola.

I supporti economici riconosciuti (a livello nazionale, regionale e comunale) mai copriranno i buchi creati dalle chiusure forzate, dalle incertezze e dalla fatica al ripristino della normalità. È emerso il peso del lavoro in nero. Inizialmente sembrava che si facesse largo il senso di comunità, oggi – a più di un anno dalla prima chiusura – dobbiamo affrontare una società chiusa, arrabbiata, forse ancora più egoista di prima. E mi sento di dire più spaventata.

Le Amministrazioni locali ci sono sempre state: hanno creato nuove reti, hanno gestito i COC (centri operativi comunali), hanno allacciato nuovi rapporti coi medici del territorio, hanno ricostruito le relazioni con le realtà territoriali.

Abbiamo dovuto imparare! E dovremo ancora imparare e lottare perché l’emersione delle fragilità non è ancora terminata. 

Le ATS e le ASST hanno dovuto collaborare con le Amministrazioni locali come non si faceva da anni…appunto dalla LR 23/2015. E hanno dovuto farlo rendendosi conto che senza sarebbe stato impossibile quasi tutto.

I tavoli di confronto, la continua necessità di avere riscontro e di sapere che ci si poteva “appoggiare” hanno chiarito che prendersi cura della salute dei cittadini non può essere prerogativa di uno o dell’altro. Si deve poter costruire insieme e si deve prendere atto che una “sana” programmazione avviene se ci si dà la possibilità di leggere in modo critico le dinamiche dei territori, se si ha il coraggio di riconoscere dove si è sbagliato, dove è possibile migliorare. La LR 23/2015 ha chiuso queste porte.

Da un lato “gigantesche” ATS programmano, dall’altro “indipendenti” ASST erogano. I sindaci nei diversi consessi riconosciuti dalla legge regionale si son trovati ad essere meri osservatori e, verrebbe da dire, persone che prendono atto delle azioni intraprese da altri. 

Il Covid19 ha come riposizionato gli attori.

E le riflessioni che stiamo facendo in questi mesi ci portano a tenere sempre al centro il cittadino, a riconoscerne le svariate sfaccettature e i molteplici bisogni, a ricordare che ognuno può essere portatore anche di soluzioni e/o potenzialità, a restituire senso alle esperienze anche quelle negative per poterne mettere in campo di nuove e positive. 

Inutile negare la drammaticità dell’anno passato e la difficoltà nella gestione della pandemia. Inutile negare anche la difficoltà a tessere relazioni con il governo di Regione Lombardia: per molto tempo abbiamo chiesto un confronto politico e non tecnico; abbiamo chiesto come amministratori di poter aver parte nel riferire sulla “salute” delle nostre comunità affinchè si potessero trovare le soluzioni migliori possibili.

È fondamentale, dal mio punto di vista, riconoscere la capacità di lettura dei sindaci e degli assessori. Dobbiamo ri-significare il valore della programmazione generale.

La salute non è semplicemente dare risposte sanitarie ad una malattia o ad una patologia. Prendersi cura della salute significa costruire percorsi ospedale-territorio percorribili da tutti, comprensibili a tutti. Significa prendersi cura della persona ma anche di chi e di ciò che ruota intorno alla persona “malata”. Significa stanziare risorse che avvalorino i percorsi di una cura effettiva e completa dando alla sanità pubblica le funzioni che dovrebbe detenere coinvolgendo la sanità privata in un percorso chiaro e definito in cui il cittadino possa scegliere liberamente sapendo che chi lo prenderà in carico lo farà fino alla fine e non semplicemente perché “paga”.

Oggi viviamo una dimensione sanitaria in cui il malato si arrangia come può, in cui si scoprono le opportunità solo in caso di necessità o perchè si ha la fortuna di avere un aggancio.

La salute dei cittadini viene dalla prevenzione: spesso siamo noi stessi i primi a fare spallucce rispetto a convegni/seminari/serate pubbliche/articoli sulla sanità. Quasi sempre chi partecipa è perché in qualche modo è coinvolto.

Eppure la salute è un ingrediente fondamentale per ognuno di noi e in ogni giorno delle nostre vite. Bisogna lavorare congiuntamente sulla prevenzione, insistere perché i cittadini sentano e vivano il senso di responsabilità che abbiamo l’uno nei confronti dell’altro.

Questo però potrebbe avvenire se le Istituzioni per prime avessero voglia di costruire percorsi sensati, chiari, condivisi.

Oggi manca personale medico ovunque: all’interno delle strutture sanitarie, negli ambulatori dei Medici di Medicina Generale e in quelli dei Pediatri di Libera Scelta. Mancano gli specialisti per le aree più fragili (dalla disabilità alla salute mentale passando dalle dipendenze). Manca la gestione della cronicità perché manca l’anello ospedale-territorio. E contemporaneamente esiste la “tuttologia”.

Viviamo di burocrazia anche in sanità! 

È difficile essere presidente della conferenza dei sindaci che rappresenta un terzo della popolazione residente in Lombardia se non si mette da parte la rappresentanza politica a favore di quella tecnica: essere bravi amministratori significa sapere affrontare le scelte più difficili e ostiche sapendo che lo si fa per il “bene” della comunità che si rappresenta.

In un ruolo così vasto il confronto coi colleghi, coi direttori di ATS e ASST è stato ed è necessario. Il Covid ci ha forzatamente allontanato dalla “salute” in senso ampio ma, come scritto qualche riga fa, ha dimostrato che la parte politica e la parte tecnica se vogliono davvero “prendersi cura” dei cittadini devono farlo insieme.

Dobbiamo rientrare nella quotidianità, anche in presenza del Covid; dobbiamo permettere ai cittadini di “curarsi” in sicurezza; dobbiamo allineare le politiche territoriali a quelle di più ampio respiro in capo a Regione Lombardia; dobbiamo gestire al meglio le risorse economiche.

Dobbiamo avere il coraggio anche di costruire e di scegliere perché non possiamo permetterci che questo avvenga sulla pelle dei cittadini. Si deve avere il coraggio di andare oltre l’ostacolo e l’errore.

Non è vero che manca il tempo: abbiamo lottato contro il tempo di un virus per lunghi mesi. Non ne siamo ancora fuori ma oggi abbiamo strumenti che un anno e mezzo fa non pensavamo di avere.

Oggi abbiamo lucidità di pensiero su cosa si intende per “salute” dei cittadini che negli anni si era andata offuscando.

 A volte mi dico che manca il coraggio e oggi mi rispondo così: “ci sono donne e uomini che hanno dovuto trovare la forza per affrontare un virus inaspettato e mortale, altri che hanno trovato il coraggio per affrontare la forzata sospensione delle loro cure per permettere ad altri di sopravvivere al Covid.

Ci sono donne e uomini che hanno dedicato tempo ad altri semplicemente per provare a dare una mano a chi aveva bisogno.

Non possiamo non trovare il coraggio per fare ciò che serve per curare le nostre comunità così ferite dagli ultimi 15 mesi”.

 

Sara Santagostino

Sindaca di Settimo Milanese

Presidente della Conferenza dei Sindaci di ATS Milano Città Metropolitana

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